Quando si spara con un’arma da fuoco, la polvere della carica viene incendiata, generando la pressione necessaria a spingere il proiettile fuori dalla canna. Possiamo definire questa forza impressa come pressione gassosa.
Questa pressione all’interno dell’arma può diventare molto forte ed il principio di base è che tutta la struttura debba sopportare bene queste forze pressorie in modo da sfogare solo verso la bocca. Però inevitabilmente la spinta non va solo verso l’uscita ma anche in direzione opposta, verso il retro della canna, in pratica verso il tiratore e questo quasi sempre non costituisce un problema con le armi a colpo singolo, in cui la canna è chiusa sul retro, ma nel caso di armi a ripetizione e armi con caricamento dalla culatta diventa importante che la spinta sia bloccata in modo adeguato e sicuro ed il motivo è ovvio.
Nel corso del tempo le armi da fuoco a retrocarica si sono sviluppate attraverso diversi, dalle canne basculanti all’azione ad otturatore rotante, ad otturatore pieghevole come ad azione “rolling-block”, ancora parleremo parlare delle azioni “tip-up”, “trap door”, a tamburo oscillante o a blocco cadente ed infine ad otturatore pieghevole.
Le canne basculanti.
Le canne basculanti sono usate soprattutto nei fucili da caccia e nelle doppiette di grosso calibro ed in passato il sistema fu usato sporadicamente anche per pistole e revolver, in questo sistema, la canna dell’arma è fissata su dei cardini e viene fatta “basculare” per aprire la culatta.
Alla canna poi vengono adattati dei fermagli o anche dei ganci che si incastrano con le aperture nella sezione della culatta, per aprire e chiudere la culatta si ricorre a una leva che può essere scorrevole come semplicemente ruotare. In alcuni fucili a canna singola e accensione a spillo, il fermo era sistemato sotto la canna e quando la culatta veniva chiusa, la leva di fermo andava a coprire il para grilletto.
All’estremità della canna veniva sistemato un gancio che poteva essere afferrato con facilità e girando la leva per la presa, lo spillo permetteva alla canna di sigillare la culatta. Questo tipo di meccanismo è visibile nelle doppiette “Forster” dell’epoca, lo stesso concetto con diverse soluzioni tecniche si ritrovava nelle doppiette “Nowotny”. Una variabile interessante del sistema basculante era tedesca, (Von Dreyse) che non basculava in avanti, ma traslava lateralmente.
Un sistema completamente diverso e quello del revolver webley sulla cui sommità del castello, dalla parte delle tacche, c’era una leva per la presa che si incastrava con un prolungamento della canna e, la sezione della canna stessa ed il tamburo giravano su un perno posizionato davanti al para grilletto; quando la canna era completamente aperta, una barretta spingeva l’estrattore a stella fuori dalla canna facendo uscire i bossoli o la cartuccia dal tamburo.
Azione ad otturatore rotante.
Un esempio della capacità inventiva dei fabbricanti d’armi e quello del fucile ad otturatore rotante di Wernld del 1867, in questo caso la canna era chiusa ermeticamente da un tamburo di cui era stato rimosso un terzo. Quando l’otturatore veniva aperto, si accedeva alla camera di caricamento all’interno della canna, per inserire la cartuccia nuova o espellere il bossolo vuoto, dopo di che, il tiratore chiudeva nuovamente l’ otturatore ed il fucile risultava bloccato ermeticamente.
La leva dell’otturatore.
Nei primi fucili a singola azione l’otturatore l’apertura di caricamento era chiusa dalla leva dell’otturatore stesso appunto in alto si vede che la leva dell’otturatore è sollevata l’arma è così sbloccata e il tiratore può inserire una cartuccia nella camera di caricamento poi spinge la leva in avanti EA fine corsa le fa fare un quarto di giro punto la leva quindi si blocca dietro allo spazio libero del terminale e blocca l’arma.
L’aletta dell’otturatore.
Nelle versioni successive dei fucili con azione ad otturatore, l’arma veniva bloccata non solo dalla leva ma anche da una o più alette poste sulla parte anteriore o posteriore dell’otturatore stesso e quando l’arma era chiusa le alette si innestavano in apposite scanalature bloccando l’otturatore. Questo è un sistema di bloccaggio molto affidabile, che può resistere a una pressione di gas molto forte ed è un principio su cui ci si basa ancora oggi.