L’Africa e le sue contraddizioni

Spesso si pensa che l’Africa sia solo quella che si vede in TV: spazi sconfinati, panorami mozzafiato, popolazioni antiche e bellissimi tramonti. Molte volte si parla di questo incredibile continente per le sue guerre, per le sue materie prime o ancora si accomuna l’Africa al concetto di miseria, fame, sete e difficoltà in genere.

Ma in realtà questa è una visione superficiale, e bisognerebbe analizzare molto meglio i suoi Paesi, le sue contraddizioni e le sue capacità.

Forse ad un primo impatto nessuno direbbe, quanto meno tra i non addetti ai lavori, che ci sono alcuni paesi africani che sono l’esatto contrario di quella che è la “narrativa” comune: ce ne sono ad esempio di molto forti finanziariamente, come l’Angola che negli anni ha reinvestito e continua a reinvestire in Portogallo, per esempio, oppure Paesi ad un primo sguardo molto poveri che invece riescono a dotarsi di tecnologie militari di tutto rispetto, veramente degne di nota.

In questo e in altri articoli che pubblicheremo, andremo a vedere nel dettaglio di chi stiamo parlando.

Partiamo dal Sudan.
Sudan
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Sebbene di dimensioni relativamente ridotte, le forze armate del Sudan sono state a lungo destinatarie di un notevole aggiornamento militare, con il supporto in particolare dalla Cina e dalla Russia. L’esercito di questo paese negli ultimi anni è stato incaricato di condurre operazioni di contro insurrezione e generalmente guerre civili, ed i suoi investimenti in risorse convenzionali, alla luce dei rapporti spesso non proprio amichevoli sia con l’Egitto che con gli altri paesi limitrofi (e soprattutto quelli occidentali), non sono stati insignificanti.

Fino ad ora non abbiamo visto questo paese reagire in maniera importante contro Stati considerabili “avversari”, non abbiamo visto la sua capacità di comando e controllo schierata, e possiamo anche ricordare che sia nel 2009 sia nel 2012, gli attacchi israeliani sul Paese non hanno praticamente visto alcuna opposizione significativa, ma non possiamo non fare una valutazione delle capacità sul potenziale di combattimento del Paese se fosse operato sotto una struttura di comando e controllo efficace.

Ho analizzato le capacità considerando alcune delle risorse più importanti a disposizione dalle forze armate del Sudan ed ho scoperto cose molto interessanti che di seguito ti riporto con i particolari che ho trovato e approfondito con tutte le nostre fonti.

Il Sudan è in possesso del T96.

Il Sudan è l’unico operatore straniero ad avere a disposizione il moderno carro armato cinese: sembra che questo sia stato acquisito all’inizio degli anni 2000 per integrare la produzione interna di varie piattaforme corazzate come l’Al-Bashir.

Il contingente non è enorme, ma sapere che il Paese conta un buon numero di questo “peso massimo” è discretamente importante: questo dimostra infatti la vicinanza strategica dei due Paesi e sappiamo quanto la Cina sia interessata al continente Africano tanto da fornire armamenti, addestramento ed infrastrutture ai suoi alleati nel continente. Nella realtà si sa poco su questo carro, come su tanti altri progetti cinesi: si pensa che sia sicuramente molto superiore al T-72 russo ed a tutte le sue prime varianti (la serie 90 nasce per sostituire la vecchia serie 72). Lo sviluppo del Type-96 ha beneficiato di tante tecnologie sovietiche avanzate, alcune trasferite attraverso le vendite e alcune acquisite attraverso lo sviluppo sulle piattaforme come il T-80.

Molte fonti sostengono che questo carro supererà di gran lunga le piattaforme messe in campo dagli stati vicini come l’M1 egiziano e l’etiope “Chonma-Ho”, provenienti rispettivamente dagli Stati Uniti e dalla Corea del Nord.

Il più pesante jet da combattimento dell’aeronautica militare sudanese?

Il Su-24 è stato il caccia più importante per la Russia fino al 2014 e, nonostante le nuove piattaforme introdotte negli ultimi anni, continua ad essere il principale assetto della flotta russa. Questi aerei furono i primi jet da combattimento di quarta generazione ad entrare in servizio nell’universo post-sovietico russo e la loro presenza fu vista come una grave minaccia dalla coalizione occidentale negli ultimi anni della Guerra Fredda. La piattaforma è capace di montare un’ampia varietà di armamenti, sebbene le varianti acquisite per la flotta sudanese debbano essere più vecchie e meno sofisticate e siano state acquistate, in realtà, di seconda mano dalla Bielorussia.

Secondo quanto riferiscono le fonti, il Sudan può contare su una dozzina di Su-24M, di cui tre attualmente schierati per operazioni in Medio Oriente; questo modello monta software per la gestione del munizionamento di precisione, capacità radar abbastanza moderna ed il sistema che permette il rifornimento in volo.

Secondo quanto riferito, l’aereo ha utilizzato munizioni “DUMB” cioè senza kit di precisione di alcun tipo, prodotte internamente per ridurre i costi ed ha preso parte sia alle operazioni di contro insurrezione, che alle ostilità in corso nello Yemen insieme agli assetti F-15SA della Royal Saudi Air Force. Lo stato della flotta d’attacco del Sudan e le munizioni disponibili rimangono sconosciute, ma se adeguatamente ristrutturate ed equipaggiate possono fornire una importante risorsa d’attacco ed essere considerate come un assetto molto pericoloso per qualunque avversario moderno.

Il Buon vecchio MIG-29 non manca mai.

Il Sudan ha nelle sue disponibilità anche una piccola compagine di MiG-29: non è chiaro da dove li abbiano acquisiti e su che modello possano contare, non ci sono fonti valide che lo dicano, ma molti rapporti indicano che il Paese ha acquistato un piccolo numero di queste storiche piattaforme di seconda mano dalla Bielorussia, prima di effettuare un ordine più ampio di varianti modernizzate dalla Russia.

I caccia multiruolo di quarta generazione medi, formavano la base della flotta del Patto di Varsavia: si diceva che fosse più manovrabile di qualsiasi caccia occidentale, inclusi i rispettivi caccia F-18 e F-15 della US Navy e della US Air Force. Sappiamo con certezza che i MiG-29 sudanesi sono significativamente più capaci delle prime varianti sovietiche, impiegando nuovi sensori avionici e missili aria-aria R-77 guidati da radar attivi. Questi missili forniscono una distanza di ingaggio di oltre 100 km, consentendo loro di superare comodamente i caccia Su-27 delle vicine Etiopia ed Eritrea ma anche la flotta F-16 dell’Egitto in combattimenti oltre il raggio visivo.

Nessuno di questi velivoli è dotato di missili radar attivi o di qualsiasi missile con portata o affidabilità comparabili, nei primi casi a causa dei costi e nel caso dell’Egitto a causa delle restrizioni politiche sulle esportazioni di missili aria-aria americani. Il Sudan non schiera altre classi di caccia in servizio in prima linea, e con una capacità antiaerea di superficie estremamente limitata e senza navi, il MiG-29 è quindi impiegato per sostenere la gestione di tutta la difesa aerea del paese.

Che elicotteri possiede il Sudan?

Il Sudan ha ricevuto i suoi primi elicotteri d’attacco nel 1995: si parla di piattaforme russe di tipo Mi-24 e da allora ha emesso più ordini di “follow-up” per formare, ad oggi, due squadroni completi composti da un congruo numero di varianti. Questi sono stati ampiamente usati in tutte le operazioni di contro -insurrezione e rimangono ancora oggi, per quanto vecchiotti, tra gli assetti ad ala rotante più pesanti, meglio armati e meglio protetti al mondo, da qui chiamati “carri armati volanti”. Il Mi-35P e il Mi-24P forniscono la maggior potenza di fuoco con razziere e cannoncini a doppia canna da 30mm fissi, montati sui supporti laterali. Le nostre fonti riportano anche qualche Mi-24V, che era stato sviluppato come cacciacarri, infatti, monta missili anticarro radioguidati “Shturm 9K114”.

Infine, possiamo dire con ragionevole certezza che l’attenzione apparentemente forte dell’Aeronautica sudanese su risorse d’attacco pesanti sembra derivare dalle lunghe operazioni di contro-insurrezione, e oltretutto alcune fonti riportano che in servizio attualmente si trovino schierati anche qualche jet d’attacco cinese Q-5 ed il sovietico Su-25. Queste piattaforme costituiscono attualmente il pilastro delle flotte d’attacco cinese e russa, e le varianti moderne sono in grado di montare una enorme varietà di munizionamento sia di precisione che non. Entrambi gli aerei sono apprezzati per la loro estrema longevità e per i bassi requisiti di manutenzione, sembra che il loro acquisto ed impiego serva a compensare in maniera importante le dimensioni relativamente piccole delle unità corazzate del paese. Per quanto concerne il Q-5 però non siamo certi che sia ancora dispiegato, con alcune fonti indicano che è sia stato recentemente ritirato dal servizio.

Come sempre non diamo giudizi ma analizziamo solo i fatti e le capacità: con questo studio abbiamo voluto solo accendere la luce sulle contraddizioni di un continente spesso visto solo per le sue difficoltà e spesso non studiato in maniera approfondita e critica. Se il prossimo passo sudanese fosse lo sviluppo di un apparato di comando e controllo mediamente decente, avrebbe a disposizione delle capacità davvero letali che lo porterebbero alla ribalta in quella zona dell’africa e sicuramente permetterebbe la scrittura di parecchie pagine di geopolitica di quell’area.

Continua a seguirci, le analisi di LockandLoad non finiscono certo qui.
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